La Biografia Completa di Carl Von Clausewitz

La Biografia Completa di Carl Von Clausewitz


Carl Von Clausewitz ritratto originale

Carl Von Clausewitz è stato un generale e scrittore prussiano noto per aver realizzato il trattato di strategia militare Della Guerra.

 

Attivo come maggior generale nell’esercito di Federico Guglielmo III durante le guerre napoleoniche, Von Clausewitz ha fornito un ampio contributo alla polemologiaovvero la disciplina che studia la guerra nelle sue varie componenti strategiche e logistiche.


In questo articolo approfondiremo tutto ciò che devi sapere sulla vita e le opere di Carl Von Clausewitz, il teorico militare che rivoluzionò per sempre la concezione della guerra moderna.

 

Sommario:

 

Buona lettura!



Della Guerra 

di Carl Von Clausewitz 

L’analisi più approfondita della guerra, delle sue dinamiche e della sua natura eseguita dall’uomo che ha cambiato definitivamente il modo in cui vengono concepiti i conflitti moderni (con introduzione a cura del generale Mini).



Chi è Carl Von Clausewitz: la sua biografia


Infanzia e giovinezza


Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz nacque a Burg, in Sassonia, il 1° luglio 1780 in una famiglia appartenente alla piccola borghesia prussiana e dimostrò fin dalla tenera età un forte interesse per la vita militare.

 

Nel 1792 – a soli dodici anni – si arruolò come volontario nell’esercito prussiano dove, benché fino al 1806 le sue mansioni fossero esclusivamente di guarnigione, nell’arco di due anni riuscì ad acquisire il grado di ufficiale.

 

Questo periodo della vita del giovane Von Clausewitz venne segnato da un’amicizia molto importante con Gerhard von Scharnhorst I, un generale di spicco nelle armate prussiane che gli permetterà di entrare alla corte di Federico Guglielmo III.


Gerhard von Scharnhorst I

Ritratto di Gerhard von Scharnhorst I


Nel 1806 arrivò la prima svolta della sua carriera e fu assegnato alle prime linee nella campagna militare della coalizione anti-napoleonica.

 

L’esito di questo scontro, come noto, fu infausto.

 

La sconfitta nella battaglia di Jena rappresentò il crollo di un mito – quello dello “Stato-caserma” prussiano – e lo vide sia ferito che prigioniero dei francesi. 

 

L’anno dopo, con la pace di Tilsit, si sbloccò la situazione degli ostaggi e Von Clausewitz poté far ritorno in patria.

 

Nel frattempo, il sodalizio con Scharnhorst continuava e cominciava a dare i frutti più sostanziosi: fu insieme a lui che Clausewitz cominciò a pensare a una riforma delle forze militari.

 

Nel 1810 venne promosso a maggiore e dopo aver sposato Marie von Brühl, sempre in virtù del legame con il generale, Carl Von Clausewitz ebbe la cattedra di docente all’accademia militare rifondata dall’amico. 

 

Successivamente, venne nominato responsabile della formazione militare del figlio del sovrano, il principe Guglielmo.

 

Dedicato a lui è infatti un opuscolo che scrisse nel 1812: i Princìpi della guerra.


Intellettuale indipendente


L’età adulta


Non si deve pensare a un Carl Von Clausewitz cortigiano nel senso deteriore del termine: infatti, sempre nel 1812, non ebbe remore nel dimettersi in aperta opposizione alla politica filo-francese seguita alla pace di Tilsit.

 

Si può dire che la sua vita fosse votata all’esercito, ma non necessariamente a quello prussiano.

 

In coppia fissa con Scharnhorst, entrò nell’armata dello Tsar e fece carriera fino allo stato maggiore, ruolo dal quale partecipò alla campagna del Baltico. 

 

Pochi mesi dopo, quando la madrepatria si sfilò dall’alleanza filo-napoleonica, tornò nell’esercito di Prussia e tra il 1813 e il 1814 ebbe la soddisfazione di vedere la caduta della Francia di Napoleone nella battaglia di Lipsia.


Carl Von Clausewitz da giovane

Carl Von Clausewitz da giovane


Istruttore di scuola militare


La vecchiaia e  la morte


Salito al grado di generale nel 1818 per meriti di guerra, la sua indipendenza intellettuale tuttavia non fu accolta positivamente a Berlino.

 

A corte, Carl Von Clausewitz era sospettato di avere idee eccessivamente riformatrici e per questo motivo venne trasferito ad amministrare la scuola bellica della capitale, incarico che mantenne quasi fino alla fine dei suoi giorni.

 

Fu in questa fase della sua vita che si dedicò alla scrittura dell’opera che lo rese immortale, Della Guerra (“Vom Kriege” / “On War“).

 

Lavorò a questo testo fino al 1831, anno in cui dovette interrompere le sue attività letterarie per dedicarsi alla rivolta dei polacchi.

 

Venne quindi richiamato in servizio nello stato maggiore e spedito al fronte, dove la morte lo colse per un’epidemia di colera il 16 novembre 1831, a Breslavia.


Napoleone come modello di studio


Napoleone

Ritratto di Napoleone Bonaparte


L’opera del Carl Von Clausewitz scrittore si può suddividere in due tronconi principali.

 

Il primo è costituito da un corposo insieme realizzato da una parte di saggi storici incentrati sull’eredità militare prussiana e su quella bellica del Settecento, a cui si aggiungono una serie di libri e di articoli di carattere più pubblicistico in cui l’autore analizza i conflitti dell’età napoleonica

 

Questo insieme diventò patrimonio delle accademie militari non solo di Prussia, ma anche degli altri stati tedeschi.

 

Il secondo troncone corrisponde interamente al suo opus magnum, il già citato Della Guerra: il trattato non è solo un manuale di strategia ma ha l’ambizione di spiegare la natura della guerra a partire da un approccio storico-descrittivo.

 

In pratica, in questo testo Von Clausewitz espone le sue teorie facendo leva sulle sue esperienze dirette.

 

Non a caso, l’indagine inizia analizzando le guerre napoleoniche e approfondendo la figura di Bonaparte, chiedendosi come uno stratega così geniale abbia potuto perdere.

 

È proprio qui che lo studioso tedesco fornisce una risposta originale.

 

Secondo lui, l’Imperatore dei Francesi compì l’errore di considerare il guerreggiare come un’attività fine a sé stessa e non comprendere che “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”.

 

Non può dirsi guerra quella in cui la finalità politica non viene messa debitamente in chiaro a priori.

 

Di qui la distinzione fra la tattica – ovvero le manovre sul campo di battaglia – e appunto la strategia, in cui consiste invece l’obiettivo politico finale di lungo periodo.


Guerra totale


Guerra totale

Più controversa è un’altra distinzione concettuale, ovvero la differenza tra guerra assoluta e guerra reale.

 

In origine, con guerra assoluta doveva intendersi il conflitto mirato alla totale distruzione del nemico, mentre la guerra reale si riferiva al conflitto limitato allo scopo di sconfiggerlo, senza annientarlo.

 

In un secondo momento, nel 1827, l’autore rivide in parte tale concezione,
giudicando come vera e unica guerra esclusivamente quella assoluta.

 

Vale a dire che anche lo Stato che inizia una belligeranza seguendo una meta circoscritta, alla fine finisce inesorabilmente per puntare all’eliminazione completa dell’avversario.

 

La guerra reale, per paradosso, dovrebbe essere quella ideale ma nella realtà storica si tramuta sempre in guerra assoluta (o totale).


Definizioni concettuali di strategia bellica


Della Guerra vibra per intero di una tensione definitoria, come a cercare di allargare il più possibile lo sguardo analitico.

 

Ad esempio, Carl Von Clausewitz chiama “frizione” l’elemento di imponderabilità, di imprevedibilità e di casualità sempre in agguato fra una battaglia e l’altra.

 

Si tratta di un concetto parallelo a quello che Niccolò Machiavelli aveva chiamato “fortuna”.

 

Secondo l’autore italiano, un buon politico (prima ancora di essere un buon comandante) dovrebbe cercare di governare nei limiti del possibile grazie alla “virtù, ovvero al sapiente calcolo delle proprie forze e di quelle altrui.

 

Altro termine-cardine clausewitziano è il “centro di gravità”, secondo cui è fondamentale chiudere la guerra cercando di vincere al più presto, sfruttando al massimo le potenzialità date dal campo di manovra e dalle occasioni.

 

Altro ancora è la “polarità”, termine che identifica le parti in lotta come poli opposti; si tratta di un’idea che tornerà molto utile nel Novecento con le contrapposizioni geopolitiche di natura ideologica.

 

Da ultimo è doveroso citare la categoria di “ordine internazionale” che, secondo Clausewitz, si fonda sull’equilibrio dei rapporti di egemonia fra potenze che perdura fino a quando uno o più stati non agiscono per modificarlo.

 

L’esempio recente a cui pensava era, naturalmente, l’ordine uscito dal Congresso di Vienna del 1815.


Autore di riferimento della polemologia


Frasi celebri di Carl Von Clausewitz


Della Guerra si affermò come uno dei veri testi fondamentali nell’istruzione militare all’indomani della guerra franco-prussiana del 1870, la quale consacrò la scuola di guerra prussiana come modello di formazione ed efficienza organizzativa per l’intera Europa.

 

Le tesi presentate tra le sue pagine hanno avuto fortuna anche grazie allo stile dell’autore, il quale sapeva condensare delle articolate dissertazioni in massime di facile memorizzazione.

 

Elenchiamone alcune:


“La guerra non scoppia mai in modo del tutto improvviso, la sua propagazione non è l’opera di un istante”;

 

“La guerra è un atto di violenza il cui obiettivo è costringere l’avversario a eseguire la nostra volontà”;

 

“Lo scopo dell’atto di guerra è disarmare l’avversario”; 


Ulteriore fattore di successo dell’opera fu l’importanza conferita da Von Clausewitz agli aspetti psicologici della conflittualità bellica.

 

A suo parere, la natura profonda della guerra sotto il profilo umano risulta dalla combinazione necessaria di tre forze: 

 

  1. L’istinto di violenza e di odio primitivo;

     

  2. La ricerca del valore, della vittoria e dell’azzardo calcolato;

     

  3. La ragione politica o di Stato:

Il primo di questi tre aspetti”, scrive, “riguarda particolarmente il popolo, il secondo il comandante in capo e il suo esercito e il terzo il governo”.


In ambito occidentale, Von Clausewitz fu il primo teorizzatore militare a non sottovalutare i sentimenti popolari, cosa ai suoi tempi nient’affatto scontata.

 

Si tratta di un dato che spiega la diffusione anche oltre i confini degli addetti ai lavori alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, in cui la sociologia e politologia in Germania si ponevano il problema di come spiegare e legittimare la volontà di potenza del Reich guglielmino.


Critici ed esegeti


Innervato da un’impostazione filosofica di matrice hegeliana, il testo clausewitziano trovò largo seguito anche nella cultura marxista, la quale discendeva da un’ispirazione hegeliana e poi – di conseguenza – anche sovietica.

 

Fu invece successivamente criticato negli ambienti anglosassoni, in particolare da Basil Liddel Hart, uno storico militare inglese.


Basil Liddell Hart

Foto originale di Basil Liddel Hart


Carl Von Clausewitz fu accusato di basarsi su una visione troppo legata al contesto occidentale, senza contare gli elementi via via anacronistici del suo pensiero.

 

Un altro studioso, John Keegan, lo descrive come il padre della guerra terroristica, senza limiti né durata.

 

Più attento alla portata politica del Clausewitz-pensiero è il giudizio di Raymond
Aron, il quale ne evidenzia piuttosto il realismo.

 

Per tutte queste ragioni, attualmente la scuola geopolitica non manca di appellarsi alla sua autorità considerando naturalmente i contorni datati di alcuni risvolti concettuali.

 

Il punto in cui la dottrina di Clausewitz individua una contraddizione fondamentale nelle condizioni e ancor più negli effetti della guerra – quanto meno alla luce degli studi storico-antropologici successivi – è nel postulare una maggiore crudeltà e distruttività nelle età anteriori alla civilizzazione.

 

Tuttavia, secondo il militare tedesco, queste non solo non scomparirebbero ma aumenterebbero d’efficacia in base allo sviluppo tecno-scientifico.

 

In suo supporto, anche l’autore Andreas Herberg-Rothe nel suo “Opposizioni nella teoria politica della guerra di Clausewitz” afferma che:


“La limitazione della violenza contro le condizioni delle società precivili è opposta al superamento di ogni limite attraverso le medesime trasformazioni”.


Il confronto con Sun Tzu


Sun Tzu

Scultura raffigurante Sun Tzu


In conclusione, risulta impossibile non accostare le teorie di Carl Von Clausewitz con l’elevata sapienza di Sun Tzu, il generale e filosofo cinese del VI-V secolo a.C autore di uno dei trattati di strategia e di teoria della guerra più importanti della storia, l’Arte della Guerra

 

Per entrambe gli scrittori, la guerra rappresenta un’interruzione della normale vita sociale; tuttavia, quello che viene chiamato “tempo di guerra” è localizzato nello spazio e nel tempo e ha un inizio e deve avere una fine.

 

Per Sun Tzu – il quale era influenzato dalla visione taoista – il miglior comandante è colui che non arriva mai a combattere e “agisce senza agire“, come insegna appunto il Tao.

 

Di conseguenza, la scienza militare insegna a ridurre l’impiego della violenza al minimo indispensabile.

 

Per Clausewitz invece, prepararsi alla battaglia (conoscere il terreno e le forze in campo, l’inattaccabilità delle difese etc.) è il modo migliore per contrapporre una forza che non necessariamente sfocia in scontro violento.

 

Tuttavia, per il teorico militare tedesco l’urto non può che condursi all’estremo al fine di azzerare la forza nemica.

 

Non per nulla Clausewitz è considerato il padre ideologico della Prima Guerra Mondiale, la quale fu un conflitto di posizione tra imponenti masse belligeranti in cui la valenza distruttrice – in termini anzitutto di vite umane – si elevò al massimo grado per i tempi.

 

Del resto, basta pensare alla definizione della guerra di Clausewitz come duello, sia pur moltiplicato alla “ennevolte“:


“La guerra non è che un duello più esteso. Se vogliamo pensare come unità la quantità innumerevole dei singoli scontri a due, di cui consiste la guerra, facciamo bene a rappresentarci due lottatori.

 

Ciascuno cerca di costringere l’altro con la forza fisica a eseguire la sua volontà; il suo scopo più immediato è abbattere l’avversario e con ciò renderlo incapace di ogni ulteriore resistenza”.


La guerra al di là della retorica


Carl von Clausewitz ha un posto d’onore nella storia della polemologia, ovvero lo studio della guerra nelle sue varie componenti (strategia, logistica e armamenti).

 

Per il suo tempo, agli inizi dell’Ottocento, fu un pensatore indubbiamente originale.

 

A suo modo di vedere, la guerra non è solo scontro frontale di forze, ma la premeditata comprensione e dosaggio di opportunità, svantaggi, dissimulazione, inganno, determinazione, calcolo e capacità di osare.

 

Soprattutto, secondo lui bisognava abbandonare le edulcoranti versioni retoriche ed etiche sulla guerra giusta.

 

Per il teorico prussiano, la guerra è sempre volta ad annichilire il nemico e la battaglia – descritta in termini eroici fino ad allora – è solo uno strumento a disposizione.


I libri di Carl Von Clausewitz


Libri di Karl Von Clausewitz

Dal 1808 al 1831, Carl Von Clausewitz scrisse numerose opere fra lettere e saggi; tra queste raffigura uno dei manuali più importanti nel campo della polemologia, “Della Guerra“.

 

Ecco l’elenco completo dei suoi scritti:

 

  • L’arte di attaccare (1810)

  • I princìpi della guerra (1812)

  • La campagna del 1812 in Russia / Die Völkerschlacht bei Leipzig (1827)

  • 1796: La campagna d’Italia di Napoleone / Die Italienische Feldzug (1830)

  • Lettere a Roeder (pubblicate postume nel 1832)

  • Riflessioni sulla guerra / Über den Krieg (1832, parte di Della Guerra)

  • Della Guerra (pubblicato postumo nel 1832)

 

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Della Guerra di Carl Von Clausewitz


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Presentato al pubblico per la prima volta da Marie von Brühl tra il 1832 e il 1837, questo volume è conosciuto tra gli studiosi della guerra e della sociologia come una delle analisi più approfondite e accurate delle dinamiche, della natura e dei meccanismi dietro a ogni conflitto umano.

 

In questo testo l’autore svela i meccanismi strategici, politici e psicologici che regolano gli scontri umani, consentendo così ai lettori di comprendere la complessità del potere militare e la sua influenza sul destino delle nazioni.

 

Tra le sue pagine, Carl Von Clausewitz espone la stessa teoria della guerra che aveva avuto modo di osservare da vicino combattendo contro Napoleone e permette al lettore di capire cosa significhi la parola “guerra” come prosecuzione della politica con altri mezzi.

 

Oggi la versione integrale di questo classico del pensiero strategico è proposta da Ibex Edizioni in un volume disponibile in copertina flessibile, formato Kindle e copertina rigida da collezione arricchita da un saggio introduttivo a cura del generale Mini in persona, militare e saggista italiano comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003.

 

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